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Francesco Guccini , davanti al dipinto "Quarto stato",
dipinto da Pellizza da Volpedo nel 1901.

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Francesco e Vincenzo Mollica

A me non era ancora capitato di vedere questo quadro dal vero, e a te?
In riproduzioni o manifesti, ma da vicino non lo avevo mai viso. È una bella emozione, come quando pensi a una cosa, te l'aspetti, più o meno, però poi, a vederla, non è mai come te la eri immaginata.

Questo quadro ha rappresentato qualcosa nella tua formazione, iconografica o sociale?
Da un certo punto di vista sicuramente. Notavo alcune cose: per esempio questi due signori, qui davanti, sembrano molto più vecchi di quanto in realtà non siano, perché, vedi, hanno la barba e i capelli scuri, avranno sì e no una trentina d'anni. Sembra un paragone irriverente, ma capita la stessa cosa anche rivedendo i calciatori degli anni cinquanta, sembrano molto più vecchi. C'è stato proprio un cambiamento fisico nell'italiano medio… Io potrei dire che gente così l'ho conosciuta; non sono così vecchio, ma negli anni quaranta si portavano ancora questi gilè annodati, le camice spesso senza punte, così… naturalmente mi riferisco alla vita del mio paese, in montagna.

E cosa si può dire dello spirito del quadro, di questa gente che avanza? È un simbolo di speranza ma anche di solidarietà…
Certamente. Ancora più importante se pensiamo ai tempi in cui questo quadro è stato ideato e dipinto. Però ho anche una malignità da dirti: che mi piacerebbe mettere, al posto o accanto a questi visi, belli e di lavoratori duri, tante figure dell'attuale mondo dei vip, per vedere il contrasto tra un quarto stato e un altro: quinto, sesto, settimo...

Questo quadro, che poi è diventato iconografia per il cinema e, addirittura, per messaggi pubblicitari, secondo te soprattutto quale spirito rappresenta?
Canzoni socialiste, non so… "Sono cieco e mi vedete", oppure canzoni anarchiche come "Addio Lugano bella", di quel periodo insomma.

Quale potrebbe essere l'attualità di questo quadro?
Qui vedo molte persone scalze. Questo genere di bisogni oggi, nella maggior parte dei casi, sono superati. Nel quadro vediamo la lotta quotidiana contro la fame, problema che noi, fortunatamente non dobbiamo più affrontare. Ma l'attualità la si vede se si pensa che questa gente continua ad andare avanti, verso la speranza; possono cambiare i vestiti, le scarpe e i copricapi, ma la speranza rimane ancora in parte irrealizzata.