Guccini

Torna a casa...

 

               titolo.jpg (8003 byte)     

La Biografia:

 

Francesco Guccini nasce a Modena il 14 giugno 1940 in via Domenico Cucchiari 22 da Ferruccio Guccini, pavanese ed Ester Prandi, carpigiana. Pochi giorni prima l’Italia era entrata in guerra, così suo padre partì soldato per l’Albania. La madre ed il piccolo Francesco si rifugiarono a Pàvana (piccolo centro in provincia di Pistoia, a metà strada tra Firenze e Bologna), dove vivevano nonni paterni che facevano i mugnai. Nel mulino dei nonni, Francesco trascorre la sua infanzia e riceve quello che lui chiama “l’imprinting pavanese”. A fine guerra, nel 1945 torna il padre dai campi di prigionia in Germania così, la famiglia Guccini, finalmente riunita, si trasferisce di nuovo a Modena, dove Francesco, frequenta le scuole dell’obbligo e le magistrali. Dopo il conseguimento del diploma, lavora come cronista nella “Gazzetta dell’Emilia” per un paio d’anni. Nel 1961 si trasferisce a Bologna con la sua famiglia, ove inizia a frequentare l’Università iscrivendosi alla facoltà di Magistero per diventare professore di Lettere dando tutti gli esami senza laurearsi. In questo periodo vive una storia d’amore con una ragazza americana e si trasferisce nel nuovo continente per starle più vicino, ma purtroppo la storia finisce e torna in Italia e si sposa con Roberta...

La sua sempre più crescente passione per la musica lo porta sin da giovanissimo ad imparare a suonare prima l’armonica e poi la chitarra. Il suo esordio come musicista avviene tra il 1957 e il 1960 con Pierfarri, Victor Sogliani e altri due chitarristi. Così formato il suo primo gruppo che si chiamava “Hurricanes”, che successivamente sarebbe cambiato in “Snakers”. Questa formazione si esibiva soprattutto in sale da ballo e teatri parrocchiali con un repertorio costituito dai classici del rock. Più tardi ci fu l’unione con un altro gruppo modenese, i “Marinos”, che dette vita ad una nuova formazione che prendeva il nome di “Gatti”. Questo gruppo aveva già un repertorio più ampio che comprendeva anche qualche canzone di produzione propria. Dall’unione dei “Gatti” e dei “Giovani leoni” nacquero gli “Equipe 84”. Guccini rimase subito fuori da questa nuova formazione per obblighi di leva. Finito il servizio militare, Guccini, sceglie la via dello studio a quella della musica dedicandosi ai suoi studi di Lettere. Non tralasciando la sua passione musicale, per diletto comincia a scrivere delle canzoni che l’ “Equipe84” volle suonare. In quel periodo a Guccini non interessava firmare le sue canzoni, la sua preoccupazione era quella di avere i soldi necessari per proseguire i suoi studi. Questa è la ragione principale per cui alcune delle sue canzoni più famose come: “Auschwitz”, “L’antisociale”, “Il compleanno”, “La ballata degli annegati”, “Venerdì Santo”, non portano il suo nome ma pseudonimi come: Lunero-Vandelli e Pontiak-Verona. Successivamente ci fu anche una causa legale legata a questi eventi che si concluse con un accordo economico tra le parti. Le sue canzoni non furono suonate esclusivamente dall’ “Equipe 84” , ma anche da un gruppo che stava emergendo in quegli anni e che avrebbe lasciato un segno indelebile nella storia della musica italiana: “I Nomadi”. Trai i brani di Guccini, cantati da “I Nomadi”, spicca “Dio è morto” che al momento della sua uscita suscitò molto scalpore, tanto che venne censurata dalla RAI, a differenza della radio Vaticana che capì i contenuti e la trasmise da subito. Questa canzone dalla vita travagliata divenne immediatamente un inno generazionale e veniva cantata sia nelle Feste dell’Unità sia in Chiesa. La prima canzone ufficiale di Guccini è “L’antisociale” del 1961, che poi venne pubblicata nel suo primo albun, “Folk Beat n. 1” del 1967, insieme ad alcune canzoni oggetto della disputa con gli “Equipe 84”. Questo suo primo lavoro lo proietta subito nel panorama musicale italiano. In questo album sono evidenti le tematiche che lo accompagneranno per tutta la sua carriera: l’esistenzialismo e la polemica contro le ingiustizie. Nel 1970 esce il suo secondo album “Due anni dopo”, nello stesso anno esce anche “L’isola non trovata”. Nel 1972 esce “Radici” che insieme ai precedenti forma una specie di continuità  che è caratterizzata dall’irrazionalità e dall’esotismo. Nel frattempo Guccini tiene il suo primo concerto nella Cittadella di Assisi il 30 dicembre 1968. La sua vena giocosa viene fuori nel 1973 con “Opera Buffa” registrato presso l’Osteria delle Dame, lavoro ricco di scherzi musicali. Nel 1974 esce “Stanze di vita quotidiana” che ritorna sui temi della riflessione e dell’intimismo. In via “Paolo Fabbri 43” del 1976 spiccano rabbia in canzoni come: “L’avvelenata” e “Canzone di notte n. 2”, ma anche commozione con: “Piccola storia ignobile” e “Il pensionato”. Successivamente in “Amerigo” (1978) fa il raffronto tra la sua America e quella di un suo zio emigrante ed in questo album è presente anche il resoconto dei sogni della sua generazione. Nel 1979 viene pubblicato “Album concerto”, disco pieno di ricordi, in cui Guccini e “I Nomadi” cantano le loro canzoni. Successivamente venne il turno di “Metropolis” (1981) che Guccini dedica a delle grandi città (Bologna, Venezia, Bisanzio e Milano) con un grande significato simbolico. In “Guccini” del 1983, l’autore ci accompagna in viaggi fantastici pieni di riferimenti alla vita di tutti i giorni. L’ultimo album degli anni ’80, con canzoni inedite,  è “Signora Bovary” del 1987, in cui Guccini dedica una canzone a sua figlia Teresa, “Culodritto” e una a suo padre, “Van Loon”. Prima dell’inizio del nuovo decennio, Guccini, pubblica due live: “Fra la via Emilia e il West” (1984) in cui immortala il trionfale concerto di Piazza Maggiore a Bologna e “…Quasi come Dumas...” (1988) in cui ripropone le sue prime canzoni con nuovi arrangiamenti, fatta eccezione per “Ti ricordi quei giorni” canzone inedita. Nel 1990 esce “Quello che non…” in cui Guccini canta il disfacimento di alcuni ideali sociali e politici e si ributta nella memoria. Nel disco è presente “Canzone delle domande consuete”con la quale ottiene la targa Tenco come migliore canzone dell’anno. Scoperta nell’appennino tosco-emiliano un nuovo tipo di farfalla da un entomologo grande appassionato del “Vate di Pàvana” volle fargli un omaggio dandole il suo nome, così  nel 1993 Guccini pubblica il suo nuovo album proprio con il nome di quella farfalla, “Parnassius Guccinii”. In esso sorgono evidenti i temi fondamentali: l’ingiustizia, la critica verso i mezzi di comunicazione e l’amore della sua giovinezza. La morte, invece, apre “D’amore di morte e di altre sciocchezze” (1996) con la canzone “Lettera” dedicata ai suoi due amici scomparsi: Bonvi e Victor, continuano ad emergere i temi presenti nei suoi album precedenti, ma con una rabbia maggiore. Indimenticabile "Vorrei" dedicata a Raffaella. Nell'album “Stagioni” del 2000, Guccini dedica la canzone che da il nome all’album al grande rivoluzionario Ernesto Che Guevara (canzone iniziata trent’ anni prima). Dedica un’altra canzone alla figlia Teresa ormai donna (E un giorno…), ribadisce le sue idee e le sue denunce ma con un pò più di malinconia e si rigetta nel ricordo dei suoi giorni andati. Guccini non è solo un cantautore ma anche uno scrittore (vedi Bibliografia) e ha partecipato come attore in alcuni film . Nel 2004 è uscito il suo ultimo disco "Ritratti".